STATURA E VOLLEY A cura di Valeria Benedetti, Gian Luca Pasini e Mario Salvini
(da "La Gazzetta dello Sport" - Pallavolo - 25 Ottobre 2001)
"I centimetri contano, ma la tecnica resta decisiva". Il più alto, il più basso e il tecnico Polidori analizzano il fenomeno: "I piccoli possono giocare in certi ruoli, come il libero o il palleggiatore, ma se sei un campione, come Papi, giochi con qualsiasi statura".
Il Presidente mondiale della Federazione Pallavolo, Ruben Acosta, ha espresso preoccupazione per il continuo crescere dell'altezza media dei giocatori. Le statistiche dei Mondiali jr dicono che il Brasile che ha vinto aveva un'altezza media di 197 cm, la Russia finalista di 202! "Questo progresso mi preoccupa - ha detto Acosta -. Di fatto penalizza le squadre, soprattutto quelle asiatiche, che giocano una pallavolo veloce e divertente. Da sempre la nostra intenzione è quella di fare del volley uno sport che tutti possono giocare". Una prima risposta alle preoccupazioni di Acosta è venuta dal presidente brasiliano Aryda Graca Filho, che ha annunciato che la sua federazione indirà un campionato per atleti alti fino a cm 185. Al di là della battuta, e dell'augurio che un torneo tanto discriminato non abbia fortuna, abbiamo fatto un inchiesta nel pianeta centimetri.
IL PIù ALTO (Alexei Kazakov, centrale, Casa Modena, cm 217) Una vita dall'alto. Ma la vive benissimo Alexei Kazakov, che non trova svantaggi nei suoi 217 cm né fuori né dentro il campo. Una vita da predestinato soprattutto. La pallavolo l'ha conosciuta a 12 anni, spinto dal padre, proprio a causa della sua altezza, già allora ampiamente sopra la media: "Mio padre mi disse: - fai basket o pallavolo -. Ho provato un anno col basket, ma i provini col volley andarono meglio". Svantaggi? "In campo nessuno. Sei per forza facilitato, a muro e in attacco. Sì certo la tecnica è importante. Però puoi colpire palloni molto più in alto degli avversari. Qualche problema l'ho avuto in ricezione, quando dovevo fare gli esercizi. Ma ormai mi hanno risolto anche quello: c'è il libero. Mi rimane la difesa. In allenamento m'impegno. Non è poi una tragedia". Insomma, la torre di Modena dà ragione ad Acosta: la pallavolo è diventato uno sport per altissimi. E fuori? Qualche problema ce l'avrà uno che porta il 51 e mezzo di scarpe e supera qualsiasi porta: "Sì certo li ho sempre avuti anche coi letti, ma tutto sommato si possono sopportare. Meglio avere un vantaggio in campo".
IL PIù BASSO (Roberto Checchin, libero, Yahoo! Ferrara, cm 175) "Forse era peggio quando ero in B". Chi parla è Roberto Checchin, il libero di Ferrara che con i suoi 175 cm rappresenta il limite inferiore della A1. Era peggio perché allora doveva schiacciare. "Tant'è che tutti mi chiamavano - il nano -". Ma Checchin è forse il più fortunato beneficiario della regola che ha introdotto il libero, grazie alla quale è balzato dalla B2 alla A1. "Un altro mondo". Dove è persino scomparso il nomignolo. "Essere così fuori misura non mi ha mai dato problemi particolari, se non la sensazione di stranezza. Che non deve essere tanto diversa da quella che prova Kazakov. E in fondo per i ruoli che ricopriamo lui è tanto avvantaggiato dall'essere così alto quanto io lo sono dall'essere, diciamo, più corto. L'anno scorso in riscaldamento facevo sempre palla a due con Howard che è 2 metri e nove. Eravamo una bella coppi. Certo le battute e gli sfottò si sprecano, ma anche io prendo in giro gli spilungoni. E poi posso dire che quando qualcuno dall'altra parte della rete tenta di farmi velo, io non mi scoraggio e guardo il battitore avversario da sotto le gambe di chi sta a muro".
L'ALLENATORE Fausto Polidori segue da anni il Piano Altezza, un istituto federale volto appunto a "scovare" i più alti. "Va ammodernato perché quello che manca alla pallavolo adesso è la raccolta di base, ma come strumento di selezione è ancora validissimo. Valido perché il Volley è certo uno sport che va verso l'alto. Basta pensare a ruoli come il centrale, che sta in campo anche abbastanza poco, ma che deve principalmente murare. L'altezza viene ricercata in tutti i ruoli. Anche se poi una squadra che vince è una squadra che trova bilanciamenti al suo interno: penso a Kiraly che era un fenomeno in difesa e a Buck determinante sotto rete. E poi i "più piccoli" possono sempre emergere: come liberi, ma anche come palleggiatori o come schiacciatori (pensiamo a Papi). Che te ne fai di un regista di 2 metri e 5 se non sa usare le mani? E' chiaro però che un giocatore alto avrà sempre qualche privilegio in più, al piccolo, se non ha una buona manualità, viene concesso meno. Con il ragazzo di tanti centimetri puoi aspettarti un po' di più anche se alla fine la discriminazione tecnica resta. Nel senso che quello che poi si chiede ad un atleta è quella maestria e quella adattabilità".
|
BLOG SPORT & MEDICINA
|
ULTIMO AGGIORNAMENTO PAGINA 25 OTTOBRE 2001 |
PUBBLICITA' |
ADVERTISING |
|
|