INFLUENZA E MALATTIE DA
RAFFREDDAMENTO

250.000 italiani a letto con
l’influenza. È questo il dato registrato in questi giorni dall’Istituto
Superiore di Sanità, un numero inferiore a quello dell’anno scorso, ma superiore
agli anni precedenti. E il peggio deve ancora arrivare: si prevede, infatti, che
saranno oltre 7 milioni gli italiani a letto entro febbraio.
L'INFLUENZA
L'influenza è la principale
malattia infettiva dell'apparato respiratorio. I sintomi principali sono:
febbre, tosse, mal di gola, mal di testa, dolori artro-muscolari, sensazione di
spossatezza.
Cos'è
L'influenza è una malattia infettiva acuta che interessa prevalentemente
l'apparato respiratorio, provocata da virus appartenenti alla famiglia degli
Orthomixovirus.
I virus influenzali vengono classificati in tre diversi tipi (A, B e C) ed in
vari sottotipi, sulla base delle caratteristiche degli antigeni di superficie,
denominati emoagglutinina (H) e neuroaminidasi (N). Il tipo C non è molto
frequente, per cui le epidemie influenzali sono provocate prevalentemente dai
tipi A e B.
Epidemiologia
Il virus influenzale è in grado di diffondersi rapidamente attraverso i
continenti, per cui può dare origine a vere proprie pandemie, che si manifestano
prevalentemente nel periodo Settembre - Marzo nell'Emisfero Nord, e nei mesi da
Giugno a Settembre nell'Emisfero Sud.
I ceppi virali circolanti possono essere diversi di anno in anno e da regione a
regione. Le dimensioni di ciascuna epidemia dipendono dalle caratteristiche del
ceppo virale, ed in particolare dalle sue variazioni rispetto al ceppo dell'anno
precedente. Il virus influenzale infatti può andare incontro a diversi tipi di
mutazioni, le quali provocano effetti diversi sulla evoluzione dell'infezione:
1- Mutazioni minori o secondarie
degli antigeni di superficie H e N: causano delle variazioni minime alla
struttura del virus, e si manifestano ogni 2-3 anni. In questi casi le difese
immunitarie della popolazione risultano essere ancora parzialmente protettive
nei confronti del virus, per cui si verificano epidemie più limitate.
L'insorgenza è solitamente improvvisa e la durata del ciclo epidemico è
mediamente di 6-8 settimane.
La morbosità della malattia nella popolazione generale è di circa il 10-20%, ma
può essere maggiore nei bambini e nelle comunità chiuse (ad esempio case di
riposo), con punte del 40-50%; la mortalità è più elevata nelle persone anziane
affette da altre patologie concomitanti, come le malattie broncopolmonari e
cardiovascolari.
2- Mutazioni strutturali degli
antigeni di superficie H e N: provocano delle variazioni importanti alla
struttura virale, e si manifestano ogni 10-20 anni. Queste forme, verso le quali
le popolazioni non hanno una adeguata protezione immunitaria, si diffondono
molto rapidamente dando origine a delle vere e proprie pandemie, con una
morbosità che arriva al 50% nella popolazione generale, e fino all'80% nelle
comunità chiuse. Queste forme si manifestano però più raramente.
Si stima che ogni anno nel mondo
si ammalano circa 500 milioni di persone, pari a quasi il 10% della popolazione
del pianeta.
Trasmissione
Il virus viene trasmesso tramite microscopiche goccioline di saliva emesse dalle
persone infette con gli starnuti, con la tosse o anche con la semplice
fonazione. La trasmissione è facilitata dal contatto ravvicinato tra le persone,
dato che il virus ha una elevata contagiosità. Questa elevata capacità di
diffusione del virus spiega perché in una popolazione l'epidemia raggiunga il
culmine dopo soli 15 giorni dal manifestarsi dei primi casi.
La persona infetta è in grado di trasmettere il virus da pochi giorni prima fino
a 5-7 giorni dopo la comparsa dei sintomi.
Patogenesi
Il virus, una volta penetrato nell'organismo attraverso le vie respiratorie, si
localizza nelle cellule epiteliali di rivestimento delle prime vie aeree,
all'interno delle quali è in grado di replicarsi attivamente; il ciclo vitale
del virus ha una durata di 4-6 ore. Le particelle virali neoformate escono
quindi dalla cellula, che va incontro a morte, e sono pronte per andare ad
infettare nuove cellule, provocando così l'estensione dell'infezione a macchia
d'olio. In seguito, l'intervento del sistema immunitario contribuisce ad
arrestare la progressione dell'infezione, portando così alla guarigione nel giro
di pochi giorni.
Come me ne accorgo
Il periodo di incubazione dell'influenza è mediamente di circa 1-3 giorni, e la
malattia insorge generalmente in modo improvviso.
I sintomi principali sono rappresentati da febbre elevata, tosse, mal di gola,
mal di testa, dolori artro-muscolari diffusi, sensazione di spossatezza. Nella
Tabella seguente sono elencati i sintomi che possono comparire in corso di
influenza, con le relative percentuali di frequenza:
Sintomo |
Frequenza |
Tosse |
50 -
98% |
Febbre
(>38°C) |
48
-100% |
Brividi |
25 -
90% |
Mal di
gola |
25 -
95% |
Cefalea |
30 -
98% |
Perdita
dell'appetito |
30 -
70% |
Congestione nasale |
20
-100% |
Dolori
muscolari |
30 -
80% |
Abbassamento della voce |
10 -
40% |
Vomito |
5 - 45% |
Diarrea |
1 - 20% |
Dolore
toracico |
5 - 25%
|
Cosa aspettarsi
La durata dei sintomi è variabile, ma la maggior parte dei pazienti guariscono
in circa 5-7 giorni.
Durante il decorso dell'influenza a volte si possono manifestare alcune
complicanze, a carico prevalentemente del tratto respiratorio superiore (otite,
sinusite, parotite) e del tratto respiratorio inferiore (laringite, bronchiolite,
polmonite, peggioramento clinico in persone affette da asma o da
broncopneumopatie croniche ostruttive).
Gli esami
Il sospetto di influenza viene solitamente posto sulla base del quadro clinico,
ma importante è anche il dato epidemiologico relativo alla presenza di questa
malattia in una certa stagione ed in una certa area geografica. Per avere però
la diagnosi di certezza è necessario eseguire un prelievo di sangue per la
ricerca degli anticorpi specifici, la cui presenza conferma l'avvenuto contatto
tra l'organismo ed il virus. Può essere eseguita anche la ricerca diretta del
virus nel tampone faringeo o nell'espettorato, ma tale indagine richiede più
tempo per la risposta e può essere eseguita solo in laboratori specializzati.
Che fare
I provvedimenti terapeutici sono essenzialmente di carattere sintomatico:
vengono solitamente impiegati antipiretici e antinfiammatori per limitare
l'intensità dei sintomi. Possono risultare utili anche i sedativi della tosse ed
i mucolitici. Non sono abitualmente necessari gli antibiotici, se non in casi
particolari o in presenza di complicanze.
Sono disponibili anche dei farmaci antivirali specifici, in grado di ridurre la
durata della fase acuta.
Consigli
In corso di influenza viene consigliato il riposo a letto per tutta la durata
della fase acuta. Dato che la trasmissione dell'infezione avviene per via aerea,
è molto importante osservare le norme di isolamento respiratorio, che prevedono
di evitare il contatto diretto con altre persone, per non esporle ad un rischio
di contagio.
La misura di prevenzione principale è rappresentata dalla somministrazione di
uno specifico vaccino; è particolarmente raccomandata per i soggetti a rischio,
quali gli anziani ed i pazienti affetti da patologie broncopolmonari o cardiache
croniche.
Il vaccino va ripetuto ogni anno, poiché la sua composizione viene modificata in
base al ceppo virale in circolazione in quella determinata stagione; viene
somministrato per iniezione intramuscolare e fornisce una protezione che dura
5-6 mesi.
LE MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO
Spesso vengono sottovalutate, ma ogni anno riescono a "mettere a letto" milioni
di persone. Sono le malattie da raffreddamento: patologie che, con l'aiuto delle
basse temperature, colpiscono le vie aeree superiori, in particolar modo naso e
gola.
Le malattie da raffreddamento si manifestano con infiammazioni ed infezioni
respiratorie, generalmente d'origine virale, e sono caratterizzate da un'elevata
contagiosità: si trasmettono principalmente in ambienti chiusi e affollati
attraverso la saliva e le secrezioni.
Tosse, starnuti, naso gocciolante, mal di gola, febbre. Ognuno di noi, a partire
dall'infanzia, impara a riconoscere e a contrastare questi piccoli disturbi,
associandoli alla stagione invernale, ma anche a medicinali e a lunghi periodi
di riposo forzato: ecco una rapida guida alle principali malattie che colpiscono
col freddo.
IL RAFFREDDORE

Il raffreddore, la malattia da raffreddamento più comune, è un'infiammazione
acuta delle vie respiratorie provocata dall'azione dei rinovirus sulle
mucose di naso e gola.
Estremamente contagioso, si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di
saliva e le secrezioni emesse con starnuti e colpi di tosse, o per contatto
diretto di naso ed occhi con le mani che hanno raccolto il virus.
Il freddo facilita il contagio: quando inspiriamo aria fredda le difese
delle vie aeree si bloccano e i virus trovano condizioni favorevoli per
moltiplicarsi ed attaccare le cellule delle mucose nasali. I soggetti
maggiormente esposti sono i bambini e le persone che si trovano in uno stato
fisico debilitato.
Il periodo d'incubazione è molto breve e i primi sintomi compaiono dopo
24 - 48 ore: ostruzione nasale, starnuti, malessere diffuso, febbre leggera, mal
di gola, tosse, abbondante secrezione dal naso, difficoltà a percepire odori e
sapori, lacrimazione.
Non esistono farmaci specifici per guarire dal raffreddore e i rinovirus
non rispondono agli antibiotici, che sono quindi da evitare.
La cura più efficace è quella di osservare un periodo di riposo, bere
molti liquidi (acqua, the, succhi di frutta) e lasciare che le difese
dell'organismo sconfiggano l'infezione: la guarigione avviene spontaneamente
dopo circa una settimana.
È possibile però impiegare farmaci per alleviarne i sintomi: antistaminici,
decongestionanti per facilitare la respirazione, soprattutto durante il
riposo notturno, ed antinfiammatori.
A causa della grande variabilità dei rinovirus (esistono più di 200 tipi diversi
di virus del raffreddore) è praticamente impossibile preparare un vaccino. Anche
l'assunzione di vitamina C non sembra avere alcun valore preventivo.
Le eventuali complicazioni eventuali del raffreddore riguardano la
trachea, l'orecchio e i bronchi, ma sono piuttosto rare; frequente è invece il
riacutizzarsi della malattia, se viene trascurata la convalescenza. Se la tosse,
il mal di gola e la febbre permangono per più giorni è opportuno consultare il
medico.
LA TONSILLITE

La tonsillite è l'infiammazione, acuta o cronica, delle tonsille provocata da
un'infezione virale o batterica. Le tonsille palatine sono linfonodi
situati nel cavo orale, in fondo alla gola, che svolgono un'importante funzione
immunitaria e di difesa delle prime vie aeree; per questo sono particolarmente
esposte ai virus e ai batteri che entrano nella bocca durante la respirazione.
I sintomi principali della tonsillite sono la difficoltà nella
deglutizione, mal di gola, febbre, mal di testa, perdita della voce. Le tonsille
inoltre appaiono gonfie ed arrossate, talvolta con presenza di macchie bianche e
placche di pus.
La tonsillite può essere curata con antibiotici specifici, mentre si possono
alleviare sintomi e dolore con bevande fresche, inalazioni di vapori
antisettici, collutori e gargarismi disinfettanti.
Il metodo migliore per prevenire gli attacchi ricorrenti di tonsille è l'asportazione
chirurgica, anche se oggi si tende a curare le tonsille e a rimuoverle
soltanto nei casi più gravi.
Le complicanze associate alla tonsillite sono la faringite, l'ostruzione
delle vie aeree superiori, la disidratazione, gli ascessi, l'insufficienza
renale e la glomerulonefrite post-streptococcica.
Una tonsillite non curata adeguatamente può portare febbre reumatica, nefrite,
infiammazione delle valvole cardiache o potrebbe causare il passaggio di batteri
nel circolo sanguigno con conseguente setticemia (che può anche essere mortale).
LA LARINGITE

La laringite è l'infiammazione della laringe, la parte della gola sede
delle corde vocali, preposta all'emissione dei suoni.
Generalmente è di origine virale o, più raramente, batterica. Può essere
provocata anche da sostanze irritanti, fumo, gas, vapori, umidità e polvere.
Compare spesso dopo un raffreddamento o come complicazione di altre malattie
infettive. Il processo infiammatorio può estendersi verso le vie respiratorie
inferiori, coinvolgendo trachea e bronchi.
La laringite si presenta con raucedine, afonia, tosse, infezione del cavo orale,
ingrossamento dei linfonodi
e delle ghiandole del collo, dolore, difficoltà a deglutire e a respirare.
Le cause più frequenti delle forme acute sono le infezioni virali
ed eventuali processi infiammatori acuti e recidivanti a carico delle vie
respiratorie superiori. Altre cause possono essere: una prolungata esposizione
al freddo, il fumo, l'inquinamento dell'aria, alcune malattie infettive ed
eventi traumatici (come l'inalazione di vapori irritanti). Le forme croniche,
invece, sono dovute principalmente a un prolungato uso della voce.
Generalmente la laringite ha un decorso che varia da una settimana a dieci
giorni e la si cura con il riposo della voce, con l'astensione dal fumo, con
inalazioni caldo-umide di preparati balsamici; la somministrazione di analgesici
e decongestionanti può migliorare i sintomi di arsura, mentre per lenire il
dolore e alcuni dei disturbi, quali la febbre, si usano farmaci specifici. Se il
processo è di origine batterica bisogna curarsi con gli antibiotici.
Nelle laringiti che si presentano senza complicazioni l'infezione viene
completamente debellata senza problemi; soltanto quando ci sono problemi
respiratori gravi, può essere necessario intervenire chirurgicamente, tramite
intubazione o tracheotomia.
LA FARINGITE

La faringite è un'infiammazione della mucosa della faringe, il condotto
situato dietro le cavità nasale e buccale, dovuta a cause irritanti o a batteri.
La faringite può manifestarsi in forma acuta, come estensione di altri
processi infiammatori a carico dei condotti comunicanti (raffreddore o mal di
gola). La faringite acuta può poi evolvere nella forma cronica,
caratterizzata dal lungo decorso e può essere distinta in faringite catarrale
(che presenta una lieve congestione della mucosa e l'ingrossamento delle
ghiandole che producono il muco), ipertrofica (minore congestione della
mucosa e maggiore ingrossamento delle ghiandole) e atrofica (riduzione della
mucosa faringea).
La faringite streptococcica (o
angina difterica)
è invece una malattia epidemica causata da uno streptococco produttore di una
pericolosa tossina.
La faringite acuta si presenta con congestione della mucosa faringea, difficoltà
a deglutire, febbre, arrossamento e ingrossamento delle tonsille, mal
d'orecchio, infiammazione dei linfonodi cervicali.
La faringite cronica può essere asintomatica, ma nelle fasi di riacutizzazione
comporta gola secca e dolorante, disfonia, febbricola, tosse persistente e
necessità di raschiare la gola.
La faringite streptococcica presenta febbre elevata, mal di testa, vomito,
dolore alle fauci, arrossamento del velopendulo, delle tonsille e della faringe,
eruzioni cutanee, gola tumefatta e arrossata con formazione di placche infette.
La faringite streptococcica può comportare complicanze settiche, tossiche ed
allergiche.
La faringite acuta può essere causata da infezioni virali o batteriche,
repentine variazioni climatiche, inalazione di sostanze irritanti. La forma
cronica dipende da una predisposizione costituzionale e da fattori come
l'ostruzione respiratoria nasale (che costringe a respirare con la bocca e
determina secchezza della mucosa), l'abuso di alcol
e di tabacco, ambienti di vita e di lavoro con clima secco, surriscaldato o con
polveri e vapori, processi adenoidei e tonsillari.
Infine, in alcuni casi, in pazienti sottoposti a pesanti trattamenti
farmacologici, la faringite può essere causata dalla candidosi, un'infiammazione
causata dal fungo (Candida
albicans), che colpisce
le persone in cui le difese immunitarie sono particolarmente deboli.
Per curare le forme batteriche si usano antibiotici. Le forme virali si
risolvono da sole nel giro di pochi giorni: non esistono in questo caso
trattamenti specifici ed è possibile intervenire con inalazioni di
sostanze balsamiche, acque sulfuree o salsoiodiche, antinfiammatori,
colluttori ed altri medicamenti ad azione locale. Nella faringite cronica
vanno eliminate le cause alla base della malattia, umidificando le mucose e
migliorando la climatizzazione degli ambienti.
L'OTITE

L'otite è un'infezione (acuta o cronica) dell'orecchio che, a seconda della
struttura colpita, si distingue in otite esterna o media.
L'otite esterna è l'infiammazione dei canali esterni dell'orecchio,
provocata da piccoli traumi (dovuti, ad esempio, all'inserimento di corpi
estranei nell'orecchio), infezioni delle vie respiratorie superiori, infezioni
provocate da acque inquinate o da funghi (favoriti dall'umidità).
I sintomi dell'otite esterna sono il mal d'orecchio, il gonfiore, il
rossore, il prurito e la presenza di secrezioni giallastre.
La cura dell'infezione avviene mediante l'applicazione nell'orecchio di
farmaci topici a base di antibiotici o corticosteroidi. Solitamente la
guarigione avviene in tempi brevi, ma in assenza di una terapia adeguata l'otite
esterna può cronicizzare e presentare complicanze.
L'otite media è l'infezione dell'orecchio medio, cioè della zona posta
dopo il timpano, provocata da batteri o virus provenienti da naso e gola. La
malattia è tipica dell'infanzia.
L'otite media, spesso associata ad infezioni delle vie aeree superiori, si
presenta con gonfiore accompagnato da dolore, aumento della pressione e
formazione di pus, in associazione con febbre, tosse e secrezione nasale.
L'infiammazione del timpano può provocare sordità temporanea; nei casi
più gravi, la pressione sanguigna essere così forte da provocare la rottura
della membrana timpanica.
La terapia dell'otite media prevede la somministrazione di antibiotici in
gocce e di analgesici per mitigare il dolore. Il miglioramento è immediato, ma
il trattamento non deve essere interrotto fino alla recessione completa
dell'infezione.
In alcuni casi l'otite media può diventare cronica, senza mai guarire
completamente e compromettendo l'udito, mentre una rara complicazione può essere
rappresentata dall'infezione dell'osso mastoide (mastoidite).
L'INFLUENZA

L'influenza è una malattia respiratoria acuta causata da virus che infettano le
vie aeree di naso, gola e polmoni. I virus dell'influenza appartengono
alla famiglia degli ortomyxovirus e sono molto resistenti all'ambiente
esterno: il contagio si trasmette principalmente per via aerea, attraverso le
goccioline di saliva espulse con tosse e starnuti, trovando terreno fertile con
le basse temperature e l'umidità.
Il periodo di contagiosità comincia un po' prima che si manifestino i primi
sintomi e si prolunga per 5-7 giorni. Il periodo di incubazione
dell'influenza è molto breve, da 1 a 4 giorni, e dipende sia dalla quantità di
virus infettante sia dalla capacità di difesa dell'organismo.
I sintomi dell'influenza sono comuni a molte altre malattie: febbre, mal
di testa, malessere generale, tosse, raffreddore, dolori muscolari ed
articolari. Può manifestarsi anche con disturbi dell'apparato gastro-intestinale
(nausea, vomito, diarrea), con lievi sindromi respiratorie senza febbre e con
generici stati di malessere.
Non esiste una vera e propria cura per l'influenza, nel senso che non
sono attualmente disponibili farmaci in grado di contrastare in maniera efficace
la moltiplicazione del virus una volta che l'infezione sia avvenuta.
In caso di malattia, è necessario riposare a letto, in un ambiente caldo e ben
areato, bere molto per favorire l'espettorazione e reintegrare i liquidi e i
sali minerali persi attraverso la sudorazione.
Si possono usare al bisogno farmaci di tipo sintomatico, cioè mirati ad
alleviare il malessere e la sintomatologia del soggetto: antipiretici per la
febbre; analgesici per alleviare il senso di malessere, la cefalea e i dolori
articolari e muscolari; antinfiammatori; sedativi della tosse; decongestionanti,
mucolitici ed espettoranti.
Il trattamento sintomatico è sufficiente nella maggior parte dei casi di
influenza non complicata; in presenza di complicazioni (polmonari o di altro
tipo) va naturalmente prescritta e somministrata una terapia specifica sotto
controllo medico.
Per la terapia dell'influenza sono in commercio anche farmaci antivirali,
che hanno lo scopo di ridurre soprattutto l'intensità e la durata della
malattia, ma, poiché possono provocare effetti collaterali più o meno seri,
trovano indicazione soltanto in persone ad alto rischio di complicazioni e per
le quali il vaccino antinfluenzale è controindicato.
Gli antibiotici sono attivi solo contro le infezioni batteriche e perciò,
nell'influenza, patologia di origine virale, non hanno alcun effetto.
Le complicazioni dell'influenza vanno dalle polmoniti batteriche, alla
disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (ad esempio malattie
croniche dell'apparato cardiovascolare o respiratorio), fino alle sinusiti e
alle otiti (queste ultime soprattutto nei bambini).
IL VACCINO
ANTINFLUENZALE

La vaccinazione antinfluenzale rappresenta il mezzo più efficace e sicuro per
prevenire la malattia e le sue complicanze.
I vaccini antinfluenzali, la cui composizione varia di anno in anno a seconda
delle caratteristiche del ceppo virale in circolazione, hanno un'efficacia - in
soggetti sani adulti - variabile dal 70 al 90%, e riducono la mortalità legata
all'influenza del 70-80% (Fonte:OMS) in quanto, anche se non sempre riescono a
prevenire l'infezione, agiscono riducendo in modo sostanziale le sue
complicazioni.
La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata per:
- soggetti di età pari o superiore
a 65 anni
- soggetti in età infantile ed
adulta affetti da: malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio
(inclusa la malattia asmatica), circolatorio, uropoietico, malattie degli organi
emopoietici;
diabete
ed altre malattie dismetaboliche; sindromi da malassorbimento intestinale;
fibrosi cistica; malattie congenite o acquisite che comportino carente
produzione di
anticorpi,
inclusa l'infezione da
HIV;
patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici
- soggetti addetti a servizi
pubblici di primario interesse collettivo personale di assistenza o contatti
familiari di soggetti ad alto rischio
- bambini reumatici soggetti a
ripetuti episodi di patologia disreattiva che richiede prolungata
somministrazione di acido acetilsalicilico e a rischio di Sindrome di Reye in
caso di infezione influenzale
- soggetti addetti a servizi
pubblici di primario interesse collettivo
- personale di assistenza o
contatti familiari di soggetti ad alto rischio.
Il vaccino antinfluenzale va
somministrato per via intramuscolare. Nei bambini di età inferiore a 12
anni, mai vaccinati in precedenza, vanno somministrate due dosi, appropriate per
l'età, a distanza di un mese l'una dall'altra. Per tutti gli altri soggetti è
sufficiente una sola dose di vaccino.
La vaccinazione comporta raramente effetti indesiderati, peraltro di scarsa
entità: gonfiore e arrossamento nella sede dell'iniezione, malessere generale,
febbricola, dolori muscolari di breve durata e intensità.
La vaccinazione antinfluenzale è sconsigliata alle persone allergiche
alle proteine dell'uovo, anche se queste
nel vaccino sono presenti in quantità minima (il vaccino antinfluenzale viene
prodotto su uova embrionate di pollo), e deve essere rinviata in caso di
manifestazioni febbrili in atto.
Nei soggetti con malattie autoimmuni il vaccino va somministrato solo dopo
attenta valutazione del rapporto rischio - beneficio. La vaccinazione
antinfluenzale è sconsigliata anche a coloro che, dopo una precedente
somministrazione, abbiano presentato manifestazioni di ipersensibilità immediata
(anafilassi), o reazioni di tipo neurologico.
La gravidanza non solo non costituisce controindicazione alla
somministrazione del vaccino antinfluenzale, ma sarebbe da considerare una
indicazione alla vaccinazione.
I vaccini antinfluenzali sono a base di virus uccisi o di subunità e non
comportano quindi, in nessuna fase della gravidanza, i rischi connessi
all'impiego di vaccini a base di virus viventi attenuati. In assenza di
condizioni mediche predisponenti che rendano imperativa la vaccinazione
antinfluenzale, questa può essere rimandata, per maggior sicurezza, all'inizio
del terzo trimestre di gravidanza, dopo attenta valutazione del rapporto rischio
beneficio da parte del medico.
Si consiglia di praticare la vaccinazione tra metà ottobre e metà novembre,
ricordando che occorrono almeno due settimane per una risposta anticorpale
adeguata. Vaccinarsi prima ha poco senso, perché la copertura immunitaria
fornita dal vaccino potrebbe diminuire proprio nel periodo di massima attività
dei virus influenzali, che in Italia va solitamente dalla fine di dicembre ai
primi giorni di marzo.
NON
LASCIARTI "INFLUENZARE"
Australiana, cinese, spagnola. Sono i virus
influenzali,
che ormai colpiscono sempre con più efficacia, nonostante i numerosi
vaccini disponibili.
L'influenza è una malattia acuta dell'apparato respiratorio,
fortemente virale e contagiosa, che si trasmette con l'inalazione
delle goccioline emesse da uno starnuto o da un colpo di tosse o
anche durante una conversazione con persone infette. È chiaramente
più facile la trasmissione quando gli ambienti in cui persone
infette e persone sane convivono a stretto contatto (ospizi,
ospedali, uffici, scuole, …). Sintomi tipici dell'influenza sono
innanzitutto tosse, mal di gola, raffreddore, accompagnati da
brividi, febbre, dolori muscolari, affezioni intestinali.
Solitamente, se trattata, l'influenza scompare nell'arco di una
settimana circa, anche se talvolta lascia postumi poco piacevoli,
quali astenia, temperatura leggermente sopra la norma, strascichi di
tosse e mal di gola.
Cosa fare?
Quando ci si ammala di influenza, la prima cosa è restare a
letto e al caldo. È importante umidificare bene la stanza e far
cambiare spesso l'aria. Per quanto riguarda i cibi, è consigliabile
assumere molti liquidi per reintegrare i sali minerali persi
attraverso la sudorazione. Può essere utile assumere farmaci
antipiretici per abbassare la temperatura corporea, soprattutto
quando è molto alta. Bisogna evitare di autoprescriversi antibiotici
poiché innanzitutto non sono efficaci contro i virus e poi
potrebbero portare effetti collaterali che peggiorerebbero solo la
situazione. Lasciate, quindi, valutare al medico se è il caso di
assumere questo tipo di farmaci.
Il
vaccino
Premesso che il vaccino antinfluenzale è ancora
l'arma migliore contro l'insorgenza dell'influenza, è anche vero che
molte persone, nonostante il vaccino, vengono comunque colpiti
dall'influenza. Questo scoraggia, a torto, l'uso di questa efficace
arma contro la diffusione dell'epidemia. I vaccini vengono preparati
con i virus attenuati dell'anno precedente, quindi hanno una
validità del 50-80%, mentre nel restante 20% dei casi attenuano i
sintomi e rendono più rapida la ripresa. In ogni caso, ci sono
categorie a rischio che andrebbero sicuramente vaccinate: i
bambini, le persone con il sistema immunitario indebolito o
deficitario, gli anziani con oltre 65 anni, i cardiopatici, i malati
cronici renali, i diabetici, gli anemici, le persone affette da
malattie dell'apparato respiratorio, persone che vivono o lavorano
in comunità. |
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