MOBILITÀ ARTICOLARE Testo e disegni di Stelvio Beraldo
La MOBILITÀ ARTICOLARE, detta anche articolarità, articolabilità, flessibilità, estensibilità, ecc., è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo dell'escursione fisiologica consentita dalle articolazioni.
Fattori che condizionano la mobilità articolare
Fra gli 11-14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, è abbastanza facile incidere sull'articolabilità in quanto, ad una massa muscolare ridotta, si unisce una struttura tendineo-legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione progressiva dell’apparato muscolare, inizia a decrescere. Le donne, anche per la presenza di una minore massa muscolare, quindi meno tono, presentano generalmente una maggiore mobilità articolare dei maschi.
Effetti degli esercizi di allungamento muscolare
I metodi generalmente usati
Quale Metodo Scegliere Il motivo per cui si dovrebbe scegliere un metodo di allungamento rispetto ad un altro si fonda su motivi di reazione fisiologica alla tensione e stiramento dei tendini e dei fasci muscolari. Esistono infatti degli organi protettivi dell'apparato muscolare detti genericamente propriocettori (1) (fusi neuromuscolari e organi tendinei del Golgi). I fusi neuromuscolari, posti in parallelo tra le fibre muscolari, hanno un ruolo importante nel mantenimento della postura in quanto garantiscono il tono ottimale dei muscoli della statica. Quando il muscolo viene teso eccessivamente inviano, al midollo spinale ed al sistema nervoso centrale, informazioni relative alla velocità e all’ampiezza dello stiramento al quale sono sottoposte le fibre muscolari. Come risposta il muscolo stirato si contrae (riflesso miotatico fasico) (2) mentre il suo antagonista si rilascia (fenomeno della inibizione reciproca) (3). Questo permette di evitare un ulteriore pericoloso allungamento. È importante tenere presente che il riflesso miotatico fasico non viene attivato quando il muscolo viene messo in tensione molto lentamente. Gli organi tendinei del Golgi invece, posti in serie nella parte tendinea, reagiscono ad un eccesso di tensione dovuto allo stiramento o alla contrazione muscolare producendo una inibizione della contrazione e relativo rilasciamento del muscolo stirato (riflesso da stiramento) (3). La loro risposta non è immediata ma solo dopo circa 6 secondi dall’inizio dello stiramento. Le tecniche di allungamento dinamico hanno lo svantaggio di stimolare i fusi neuromuscolari e, quindi, la risposta contrattile del muscolo proprio nella fase di stiramento. Con le tecniche di allungamento passivo, invece, grazie al lento stiramento, i fusi neuromuscolari non inviano segnali contrattili al muscolo mentre gli organi tendinei del Golgi inviano segnali di rilasciamento.
Escursione articolare possibile con le varie metodologie (esempio di flessione orizzontale del braccio)
Note generali sull'esecuzione corretta degli esercizi
Durata della posizione di allungamento secondo alcuni Autori (da "Ginnastica correttiva” di F. Tribastone - integrata S. Beraldo)
Note al testo (1) Propriocettori: recettori sensibili agli stimoli prodotti dai mutamenti ambientali. Più precisamente vengono suddivisi in: - esterocettori, localizzati sulla superficie del corpo o in prossimità di essa - enterocettori, localizzati all’interno del corpo - propriocettori, localizzati nella struttura muscolo-tendinea e nelle articolazioni. (2) Riflesso miotatico fasico: un esempio tipico è dato dal brusco stiramento del muscolo che si ottiene percuotendo con un martelletto il tendine rotuleo del quadricipite femorale. Questo stimola i fusi neuromuscolari che producono l’attivazione, in via riflessa, dei neuroni motori (4) spinali che fanno contrarre il muscolo che si oppone così allo stiramento passivo. (3) Riflesso miotatico inverso di Sherrington (o riflesso da stiramento): si attiva durante la contrazione o lo stiramento eccessivo di un muscolo, stiramento che stimola gli organi tendinei del Golgi che, allo scopo di proteggere il muscolo da lesioni, inibiscono il neurone spinale con conseguente rilasciamento del muscolo stesso. Il riflesso di innervazione reciproca di Sherrington (o di inibizione reciproca), invece, inibisce e rilascia il muscolo agonista (muscolo da allungare) quando viene contratto i maniera submassimale l'antagonista. (4) Motoneuroni: cellule responsabili della conduzione dell’impulso nervoso tra il sistema nervoso ed il muscolo. Comandano la contrazione e la regolazione del tono muscolare.
Tecnica molto efficace e di facile applicazione pratica, richiede la massima concentrazione per tutta la durata dell'esercizio, soprattutto sull’articolazione che si sta mobilizzando e sui muscoli che si allungano. Occorre infatti percepire la tensione ed il rilassamento del muscolo. Inoltre va eseguito sempre in maniera lenta, uniforme e controllata in tutte le fasi del movimento.
Fasi esecutive del metodo Stretching
FACILITAZIONE NEUROMUSCOLARE PROPRIOCETTIVA (P.N.F.) La metodologia del P.N.F. (Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation) è più efficace dello stretching, ma anche più complessa e richiede l’aiuto di un partner con notevole esperienza specifica. Infatti, basta un errore di esecuzione per rischiare di incorrere in un trauma muscolare (es.: allungamento anticipato del muscolo prima che sia terminata la contrazione isometrica). Pertanto questa tecnica va riservata solo per casi e situazioni particolari ove la scarsa mobilità di una articolazione risulta particolarmente determinante nel condizionare negativamente il gesto atletico. Usata molto nella riabilitazione, della metodica del P.N.F. sono state proposte diverse varianti, tutte basate su una successione di contrazione-rilasciamento-stiramento del muscolo. La particolarità che la distingue dallo stretching classico è soprattutto la contrazione isometrica che va effettuata prima dello stiramento. Questa azione viene giustificata col fatto che la contrazione fa scattare il meccanismo di riflesso da stiramento che permette un ulteriore rilassamento del muscolo, quindi possibilità di maggiore estensibilità.
Fasi esecutive del metodo P.N.F.
CONTRAZIONE-RILASCIAMENTO-CONTRAZIONE DEI MUSCOLI AGONISTI (C.R.A.C.) Simile al P.N.F., il C.R.A.C. (Contract Relax Agonist Contract) differisce essenzialmente nella fase finale di allungamento. Infatti prevede l’intervento attivo (contrazione) dei muscoli antagonisti (in questo caso agonisti del movimento) a quelli che si stanno allungando. Anche in questo caso è necessaria la presenza di un esperto che collabori nella contrazione isometrica iniziale dei muscoli che si vogliono allungare, e dia anche un aiuto ulteriore, nella fase finale di allungamento, alla contrazione dei muscoli antagonisti. Si basa sul riflesso di innervazione reciproca (più precisamente di inibizione reciproca) per cui vi è una inibizione e un rilasciamento del muscolo agonista (muscolo da allungare) quando viene contratto con molta forza l’antagonista.
Fasi esecutive del metodo C.R.A.C.
Stelvio Beraldo Maestro di Sport |
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ULTIMO AGGIORNAMENTO PAGINA 01 APRILE 2009 |
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